AVVICENDAMENTO AL VERTICE DELLA COMPAGNIA DEL BISATO DI MARANO LAGUNARE: IL CAPO COMPAGNIA E’ GIORGIO DAL FORNO
Serata d’etichetta per la Compagnia del bisato di Marano Lagunare (UD), fatta coincidere con l’evento degustazione di contaminazione tra due culture e due lingue e parlate diverse, quella del ‘Bisato in speo’ (in parlata maranese l’anguilla allo spiedo) e del ‘Ledric cul poc’ (il radicchio invernale con il gambo croccante in lingua friulana). Ancora una volta, Giorgio Dal Forno, lo chef ristoratore de Ai tre canai, ha voluto concentrare l’attenzione dei degustatori su due prelibatezze tipicamente friulane, ritrovando nel menù un percorso che è stato definito centrato, fatto di abbinamenti tra il pesce lagunare e di mare, prodotti tipici del territorio friulano e il radicchio invernale. Così per l’abbinamento con i vini proposti, che questa volta erano dell’Azienda Agricola Bortolusso, di Carlino (UD). I piatti andavano dagli spiedini con il fritto ‘di paranza’, al tramezzino con patè e ricotta di pecora, al calamaro e il tuorlo con bottarga, alle seppioline scottate e radicchio (ovviamente presente in tutte le pietanze citate) saltato con il lardo, al risotto con branzino, agli gnocchi di patate viola con formaggio erborinato, all’anguilla affumicata, al ‘bisato in speo’.
Una serata che tra l’altro ha proposto alcuni dei 155 prodotti tipici del FVG iscritti al registro nazionale, inseriti lungo un percorso di degustazione invernale rivierasco. Si è trattato di una serata importante, per la confraternita Compagnia del bisato, fondata a Marano Lagunare nel 2003, perché ha scandito il passaggio di consegne alla guida tra il giornalista friulano, Carlo Morandini, e lo stesso Dal Forno. Il quale ora riveste il ruolo di Capo Compagnia. In questo modo, anticamente, veniva chiamato a Marano colui il quale presiedeva la prima forma di raggruppamento riconosciuto dei pescatori maranesi, che erano appunto le Compagnie. Giorgio Dal Forno, maranese DOC, sarà sempre sostenuto da Morandini, il quale riveste l’incarico di Vice Capo Compagnia assieme a Sergio Bortolusso, viticoltore di Carlino. Entrambi, come Dal Forno, sono tra i fondatori del sodalizio che propugna la riscoperta e la valorizzazione delle tradizioni, delle peculiarità, delle ricchezze della città friulana della pesca, di parlata veneta, della sua Laguna, della Riviera Friulana.
Si è trattato di una serata importante, anche perché, accanto all’intervento del sindaco di Marano Lagunare, Mario Cepile, vi ha partecipato la professoressa Maria Teresa Corso, assieme al marito, Regeni, già sindaco della cittadina lagunare negli anni ’80 e ’90. La Corso cura infatti una rubrica settimanale sul sito che la Compagnia ha creato lo scorso anno ( HYPERLINK “http://www.bisatoinspeo.it” www.bisatoinspeo.it ), nella quale tratta della parlata maranese, illustrandone l’origine dei cognomi, la storia, le carature di questa affascinante realtà. Cosa distingue la parlata maranese, riconosciuta dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, da quella veneta? Come ha spiegato la Corso, per esempio dal fatto che mentre il dialetto veneto modifica le consonanti dei vocaboli, il maranese modifica anche le vocali. Per esempio la parola signori, da ‘siori’, in veneto, diviene ‘siuri’, in maranese. La Corso che è una studiosa delle proprie radici, ha ricordato che Marano fu città fortezza romana, fu difesa dal patriarcato, ma spesso assaltata. E ha citato l’episodio del ratto delle donne gradesi, da parte di maranesi, spiegato dal fatto che a uno di questi attacchi sopravvissero soltanto 15 abitanti della cittadina. Con il sindaco Cepile, Dal Forno, Morandini, Bortolusso poi hanno parlato della necessità che Marano Lagunare certifichi l’anguilla allo spiedo con la Denominazione di Origine Controllata, facendone il piatto della tipicità lagunare.