Il Consorzio di bonifica della Venezia Giulia ha ospitato nella sua sede di Ronchi dei Legionari (Go) un corso per giornalisti sul tema ‘Il trasporto dell’acqua e la sua gestione’.
Dopo l’introduzione del Presidente di ARGA FVG, Carlo Morandini, che ha condotto i lavori e ha ricordato come la regione sia stata plasmata dalle acque, mentre oggi occorre assicurarne la gestione e garantire la disponibilità delle risorse idriche anche in periodi siccitosi, ruolo dei Consorzi, Fabrizio Stelluto ha portato il saluto dell’UNARGA, l’Unione nazionale delle ARGA della quale è vicepresidente, e dell’ANBI, l’Associazione dei consorzi di bonifica. Stelluto si è soffermato sul tema della toponomastica che va riscoperta perché spesso serve a comprendere le caratteristiche del territorio dove si vive e la sua storia. Sull’argomento della mappatura del territorio ha evidenziato che è un’attività fondamentale per conoscere l’entità dell’eventuale rischio geologico da considerare per sviluppare in sicurezza il territorio. Stelluto ha poi anticipato i contenuti di una notizia allarmante appena diffusa dall’ANBI: in Puglia, nelle Marche e in Sicilia se non cambieranno le condizioni meteo attuali fra 3 settimane, in assenza di pioggia sarà impossibile irrigare le campagne e abbeverare gli animali.
Ha quindi preso la parola Adriana Ronco Villotta, giornalista e insegnante di storia dell’arte, che ha parlato del rapporto tra l’uomo e l’acqua, tra realtà e fantasia, dagli albori dellaregimentazione nell’antichità fino ai giorni nostri. Per Ronco Villotta, la storia ci insegna che già nell’antichità gli egiziani avevano inventato tecniche per regolare le piene del Nilo, mentre i cinesi, tra il 2000 a.C. e il 200 d.C. avevano realizzato canali e dighe per la fruizione dell’acqua. Invece i Romani, dal 46 a.C. al486 d.C. avevano ideato infrastrutture e opere di ingegneria idraulica sul territorio, ma anche fognature e bagni pubblici nelle città (per esempio le terme di Caracalla). Roma, ha aggiunto Ronco Villotta, era rifornita di acqua e non soffriva in caso di siccità Nel FVG, i Romani costruirono canali per trasportare acqua nei campi e infrastrutture per la raccolta di acqua piovana nella zona di Aquileia, terza città dell’Impero. Aquileia era stata dotata anche di numerose cisterne per la raccolta di acqua piovana. Nel medioevo invece, i monasteri e i castelli erano centri importanti per l’economia, ma anche per la raccolta dell’acqua. Per esempio, nell’Abbazia di Sesto al Reghena i monaci gestivano le risorse idriche mentre il Castello di Udine disponeva di un sistema per la raccolta d’ acqua. Invece i Mulini sul Fiume Natisone erano opere per l’approvvigionamento dell’acqua ma anche per dare energia ad attività artigianali. E ancora: le zone paludose venivano drenate e dotate di sistemi di irrigazione. Il Canale Ledra che attraversa anche Udine fu costruito nel Medioevo mentre la città fortezza stellata di Palmanova era non solo un’opera di difesa, ma anche un’opera di ingegneria idraulica. Il Rinascimento segnò la transizione dal Medioevo all’età moderna, ed ecco che l’industrializzazione, nel FVG, portò alla costruzione delle dighe sui fiumi per garantire la disponibilità dell’acqua. Poi, la bonifica del basso Friuli ha cambiato la morfologia del territorio con l’eliminazione dei canali.
La presidente del Consorzio Bonifica della pianura friulana, Rosanna Clocchiatti, ha quindi illustrato i compiti dei consorzi impegnati a reservare il territorio e salvaguardare l’acqua per le future generazioni. Lo slogan ‘Porta l’acqua dove non c’è’, ha specificato Clocchitti, sintetizza con efficacia l’opera dei Consorzi, su un territorio da conoscere per poterlo valorizzare. Un territorio, secondo lo scrittore ma anche esperto della materia, Antoio De Cillia, che si deve conoscere e apprezzare, e a tale proposito proprio De Cillia ha scritto un libro sul sistema irriguo del FVG, un sistema che nasce nell’800 e ha portato alla situazione attuale di benessere. Nel libro di De Cillia, per esempio, si parla della Roggia di Udine, canale che dalla sua costruzione, due partita secoli fa, a oggi ha permesso uno sviluppo sanitario e anche industriale dei pastifici di Udine. Come ha ricordato Clocchiatti nel descrivere l’attività del Consorzio, nella sola zona rivierasca ci sono 38 idrovore, mentre Palmanova,Aquileia e Lignano sono città che esistono grazie all’operadell’uomo, altrimenti sarebbero sott’acqua.
Per esempio, la bonifica del Cimino ha permesso lo sviluppo della Pianura della Bassa friulana. Tra le opere dell’uomo la Litoranea veneta è un canale navigabile che fu costruito dai romani per spostarsi da Aquileia nel Veneto. Di recente è stata realizzata un’App, irriframe, in collaborazione con l’ERSA per calcolare la quantità d’acqua strettamente necessaria per ciascuna coltura e irrigare le campagne solo ove necessario.
Walter Colussi, presidente del Consorzio di Bonifica Cellina – Meduna, ha poi parlato dell’acqua di risorgiva, fenomeno che abbonda nella pianura pordenonese ma tra le funzioni del consorzio, oltre alla gestione delle acque per usi civili e irrigui, c’è quella di produrre energia. Lo fa, per esempio, tramite la diga di Ravedis, ultimo sbarramento costruita in Italia con le sue proprietà
irrigue e gestione delle piene con i suoi invasi. Ma sempre per la gestione delle acque, quella potabile è assicurata dal Consorzio Cellina Meduna tramite LTA di San Vito a Tagliamento a Bibione, Caorle e nel Veneto Orientale. per quanto riguarda la difesa del territorio, due invasi nella Val Cellina permettono di evitare esondazioni a Pordenone e di garantire l’acqua al territorio.
Una delle caratteristiche del territorio del Friuli Venezia Giulia è la sua elevata piovosità, ed è necessario razionalizzare la disponibilità di risorse idriche immagazzinate nel corso dell’anno. Ne trae beneficio l’agricoltura: per esempio colture pregiate come i kiwi e le ciliege sono bagnate con l’acqua irrigua quando è necessario.
È quindi intervenuto Gabriele Cragnolini, agronomo forestale e presidente della sezione di Udine di Italia Nostra, sulla ricerca delle biodiversità. Cragnolini ha ringraziato ARGA FVG e i Consorzi oggi rappresentati per l’opportunità di confronto su un argomento essenziale per le attività dell’uomo e la sua presenza su un territorio plasmato dall’azione antropica. Essenziale oggi in Italia anche per garantire l’equilibrio tra l’esistenza delle specie animali e vegetali autoctone e il territorio; un equilibrio che viene monitorato e controllato dalla Regione. In una realtà ricca di biodiversità come la nostra, ha precisato, l’equilibrio è messo in pericolo da specie aliene, introdotte sul territorio in modo casuale che minano il mantenimento della situazione di convivenza tra le specie. Minano l’equilibrio tra le specie esistenti. Per esempio il gambero della Louisiana, il Granchio, Blu. Altre specie arrivano casualmente o sono trasportate dall’uomo spesso non consapevole delle problematiche che possono insorgere. Per evitare rischi e pericoli per l’ecosistema, la legge vieta di commercializzare e abbandonare sul territorio e sul suolo italiano varietà e specie aliene, che però sono a volte commercializzate on line, ed ecco palesarsi le situazioni di pericolo per l’ecosistema.
Le conclusioni sono state a Enzo Lorenzon, presidente del Consorzio di bonifica della Venezia Giulia e ideatore assieme al presidente Carlo Morandini del corso, organizzato con la collaborazione di ARGA FVG, dell’Associazione culturale La Riviera friulana e della Sezione di Udine di Italia Nostra.
Lorenzon ha ricordato che le piante se soffrono a causa della siccità non garantiscono buoni frutti; occorre dunque intervenire per equilibrare la distribuzione delle risorse idriche per consentire un corretto sviluppo delle pratiche agronomiche, dalla frutticoltura alla viticoltura, foriera, quest’ultima, di grandi risultati anche per l’economia e l’immagine del FVG.
Il presidente Lorenzon, a tale proposito a ricordato che oggi la tecnologia consente un utilizzo razionale delle acque. Per esempio, app Irriframe ideata dall’Ersa permette di controllareciascun tipo di coltura e di distribuire esattamente la quantità di acqua nei momenti di necessità, evitando così totalmente gli sprechi. Per garantire la tenuta e la crescita di attività di pregio come la viticoltura del Collio, Lorenzon ha ricordato il progetto da lui caldeggiato e seguito che ha consentito di realizzare nelle zone vitate a rischio siccità o di carenza delle acque ci bacini di raccolta delle acque piovane: per esempio a Vencò, a Dolegna del Collio,costruito nel 2018 con una capacità di 20 mila mc per irrigare 150 ha di vigneti con il sistema a goccia; il bacino di Brischis-Albana, il bacino di Zegla a Cormons realizzato nel 2022, mentre altri invasi sono in via dip progettazione con il supporto della Camera di commercio di Gorizia. Il Consorzio di bonifica dell< VenziaGiulia, ha ricordato il presidente Lorenzon è il più vecchio d’Italia: fu fondato nel 1874 sotto l’impero austriaco. Nel concludere ha ricordato il progetto per uno sbarramento di laminazione delle acque sul fiume Isonzo a basso impatto destinato ad assicurare la fruizione della risorsa idrica a un vasto territorio e a scongiurare i pericoli di piene improvvise.
Ida Donati