LE PREOCCUPAZIONI PER LA PRESENZA DI MERCURIO NELLE ANALISI SULLA POPOLAZIONE LOCALE SONO FUGATE DA UNA SITUAZIONE CHE E’ DA TEMPO SOTTO CONTROLLO
LO SOSTIENE IL BIOLOGO GIORGIO MATTASSI, DA ANNI STUDIOSO DEL FENOMENO, GENERATO ANCHE DALLA PRESENZA DEI SEDIMENTI RILASCIATI DALLA MINIERA DI CINABRO (MERCURIO) ATTIVA PER 500 ANNI A IDRIA
Gli studi sulla popolazione di Marano Lagunare (UD) inerenti la presenza del mercurio nei campioni organici esaminati da un’indagine sanitaria, non debbono allarmare i consumatori del pesce adriatico e lagunare.
Lo sostiene con determinazione il biologo, Giorgio Mattassi, che da trent’anni studia l’ambiente lagunare, con particolare attenzione ai sedimenti di mercurio derivanti dalla miniera di cinabro di Idra. Dalla quale, per cinquecento anni si è prelevato il mercurio. Tale attività avrebbe causato il trasferimento di tale minerale nei sedimenti lagunari. “Basta con gli allarmismi che potrebbero sembrare interessati”- sostiene Mattassi, che è stato anche Assessore regionale all’Ambiente e alla Sanità. “Sono stato il primo – specifica – a scrivere sulla presenza di mercurio nella Laguna, nel 1987 su incarico dell’USL Bassa Friulana e dell’Università di Trieste; presenza che è analoga in tutto l’Alto Adriatico”.
Ma si tratta di mercurio, o cinabro, che come specifica Mattassi non è biodisponibile. Ovvero, non può venire assimilato dall’organismo umano semplicemente attraverso l’alimentazione. Mentre la presenza di mercurio biodisponibile, cioè derivante dalla trasformazione del metallo pesante in composti organici potenzialmente biodisponibili, si rileva in piccolissime quantità, e sicuramente di gran lunga al di sotto della soglia di attenzione. Tale, da consentire di praticare l’allevamento dei molluschi, dei branzini, di altre varietà di pesce, in completa sicurezza per i consumatori. Il livello che si può riscontrare in questo periodo è di cinque volte più basso rispetto alla soglia di attenzione. La situazione, aggiunge Mattassi, è dunque assolutamente stabile, e pienamente sotto controllo. Peraltro, gli studi sulla popolazione locale, spiega il biologo, sono assolutamente sovrapponibili alla situazione che si riscontra nei consumatori di tonno in scatola nel resto del mondo. Mattassi invita dunque a consumare tranquillamente il pesce locale, anche perché è ricco di omega 3, e di altri fattori che fanno bene alla salute. E la presenza nello stesso del selenio, che è antiossidante, contrasta l’eventuale possibilità di assimilare mercurio biodisponibile. Inoltre, conclude Mattassi, è dimostrato che i bimbi nati da madri che consumano pesce sono percentualmente più sviluppati e difesi.
Carlo Morandini