• Gio. Nov 21st, 2024

DOPO IL TOCAI FRIULANO ALTRE DUE DENOMINAZIONI DA UVE AUTOCTONE DEL FVG AL CENTRO DELL’ATTENZIONE DELLA UE

Nella foto l'allora Presidente UNAGA, ora Presidente onorario, Claudio Cojutti.

IL PROSECCO SFIDATO DAL PROSEK ISTRIANO DA UVE ROSSE E IL TERRANO A CONFRONTO CON QUELLO PRODOTTO IN SLOVENIA     E QUELLO PRODOTTO IN CROAZIA?
Dopo quella del Tocai Friulano, la denominazione e la paternità della produzione di altri due vitigni autoctoni del Friuli Venezia Giulia potrebbe essere messa in discussione nell’evolversi dello scenario della nuova Europa: si tratta del Prosecco e del Terrano.
La prima ‘querelle’ è relativa alla denominazione Prosecco.
Com’è noto, per questo vino spumante, che registra un trend crescente sui mercati internazionali e sfida la crisi, è stata individuata nella frazione del Comune di Trieste, che non a caso si chiama Prosecco, la sede del ‘terroir’, cioè del territorio di produzione di riferimento. Prosecco è così divenuta il fulcro’ della DOC estesa del Prosecco, anche se questo vino spumante viene prodotto prevalentemente nel Veneto. Ovvero, il piccolo centro dell’altipiano carsico è divenuto, giustamente, la ‘capitale’ del Prosecco. Prǒsek, è invece una denominazione molto simile a quella del Prosecco, ma si riferisce a un vino prodotto da uve rosse, in Istria (Croazia). Quindi, ben diverso dal Prosecco, che è uno spumante bianco. Al Prosek, come ricordano gli enologi del luogo, venivano riconosciute proprietà medicinali, tanto che esso veniva venduto nelle farmacie di Sebenico e Ragusa, in Dalmazia.
Ma il Prosek, non è entrato a far parte dell’elenco dei prodotti enologici dei quali la Croazia potrà chiedere la tutela, e che era stato presentato dallo stesso Paese all’UE in vista dell’adesione alla Comunità. Adesione che avverrà l’1 luglio 2013.
È bene ricordate che il criterio prioritario del quale l’UE tiene conto per la tutela delle Denominazioni di Origine è quello della corrispondenza territoriale. Per il vino Tocai Friulano è per esempio stata privilegiata a suo tempo la denominazione Friulano, dal territorio di produzione, che è il Friuli. Mentre la denominazione Tocai, che si potrebbe confondere con quella del vino Tokaji, ancorchè si tratti di un uvaggio, dunque di un prodotto enologico ben diverso, è stata aggiudicata all’Ungheria, Paese nel quale un’area geografica ben precisa si identifica con questo nome.
La seconda notizia è che, nel contempo, potrebbe venire messa in discussione la denominazione del nostro Terrano, un vino da uve rosse da viti autoctone diffuse sul Carso triestino e su parte di quello isontino. Secondo fonti della Croazia, il Terrano sarebbe invece un vitigno coltivato anticamente in Istria. Mentre quelli prodotti in Slovenia e in Italia (nel Friuli Venezia Giulia) sarebbero realizzati, secondo quanto si legge sulla stampa locale, da uve di Refosco. A suffragio di questa interpretazione ci potrebbe essere l’inserimento del Terrano Istriano nell’elenco, già citato, dei vini prodotti in Istria da uve autoctone, che la Croazia ha sottoposto alla Commissione Europea, e che la stessa UE ha già approvato. Dunque, così stando le cose, con lo stesso nome il Terrano sarebbe prodotto in Stati membri diversi.
E ora che accadrà? Pare sia stata avviata una serie di incontri, in sede comunitaria, tra i rappresentanti della Croazia, della Slovenia e dell’Italia, per risolvere la questione. Mentre da un primo riscontro degli enologi italiani, per il Terrano del Friuli Venezia Giulia non ci dovrebbero essere problemi, perché le uve di Terrano autoctono sono diverse da quelle del Terrano istriano. E non si tratta di viti di Refosco.
Nel frattempo, in attesa di un chiarimento sulla questione, da una nota catena di supermercati della Slovenia sono state fatte ritirare tutte le bottiglie di Terrano dell’Istria.
In Croazia su 3000 ettari di superficie vitata, 268 ettari sono coltivati a Terrano.
Carlo Morandini