• Ven. Nov 22nd, 2024

RIVIERA FRIULANA: UN SEGNALE D’ALLARME IN OCCASIONE DI UNA DEGUSTAZIONE DAL SAPORE MEDITERRANEO CON I VINI DEL COLLIO

ROBERTO FELLUGA: CHE FINE HA FATTO LA TUTELA DEL TOCAI SE I NOSTRI VIVAISTI PRODUCONO VITI DI FRIULANO (GIA’ TOCAI) CHE SI POSSONO IMPIANTARE IN TUTTO IL MONDO?

È stata ancora una volta un’occasione di approfondimento e dibattito una degustazione a Marano Lagunare (UD) dove i sapori della cucina di mare nostrani e mediterranei si sono sposati con i grandi vini del Collio. L’evento, al ristorante Ai tre canai di Giorgio Dal Forno, era dedicato al Pesce azzurro. Un appuntamento che lo chef rivierasco rinnova annualmente, per esaltare, nella città friulana della pesca, ma di parlata veneta, le peculiarità di un prodotto ittico un tempo considerato povero. Ora, scoperte le sue peculiarità e ricchezze nutritive e gustative, sempre più ricercato. Dal tonno, alla muggine, alle alici, alle sarde, ai sardoni… Il matrimonio tra questi intensi sapori di mare, resi ancor più significativi dalla temperatura estiva, e fors’anche dalla vicinanza tra il mare e il luogo di degustazione, è stato pensato questa volta con una delle storiche aziende del Collio. Quella del patriarca della viticoltura regionale e della collina goriziana, che è Marco Felluga. A rappresentarlo a Marano Lagunare nell’occasione è stato il figlio Roberto. Il quale ha da non molto assunto la guida di due delle aziende paterne. Ed è stato proprio Roberto Felluga, interpretando anche il pensiero dell’autorevole genitore, a lanciare un sasso nello stagno, anzi, pardon, nella Laguna. “Abbiamo combattuto per nulla per difendere e valorizzare il vitigno e il vino Tocai – ha detto Roberto Felluga – che anche noi produciamo e utilizziamo”. “Infatti – ha aggiunto – i nostri produttori di barbatelle (il Friuli Venezia Giulia è leader mondiale in questo settore) stanno esportando importanti quantità di viti di Friulano (già Tocai) in tutto il mondo”. “A che cosa è servito – puntualizza – fare un passo indietro su un vino che è nostro nella querelle per il nome con l’Ungheria, se poi lasciamo che qualsiasi Paese extracomunitario, dalle ormai affermate realtà vitivinicole, possa produrre la stessa cosa scippandoci anche questa nuova denominazione”? Nel ricco menù della serata, con gli abbinamenti che Dal Forno aveva studiato con il giornalista enogastronomo Carlo Morandini, era ben presente il Friulano. Che fa parte a pieno titolo anche della viticoltura rivierasca. Nell’apertura, con il Just Molamatta 2010, che è anche a base di uve di Tocai. Che è stato sposato con il bicchierino con filetto di tonno rosso essicato (musciame) dal ristoratore e verdure croccanti; i kracker con alici salate del ristoratore, peperone cotto alla brace e gelato allo yogurth; spiedino di lattuga di mare, alici e mozzarella in carrozza. Nonché con la parmigiana di sarde del Golfo, con melanzane, pomodorini, mozzarella e profumo di basilico. Il tonno, le alici vanno dunque bene con il Friulano. Ma anche il peperone, avendo questo vitigno origini affini al Sauvignon, e il formaggio della parmigiana. La riprova nell’abbinamento successivo: Sardoni del Golfo (cioè nostrani) spinati fritti asparagi verdi e tegola di formaggio Montasio. E pure con gli asparagi il Friulano e il Sauvignon vanno a nozze! Come è andata a puntino la portata dei mezzi paccheri di Gragnano con tonno rosso, pomodorini gialli, datterini e sapori di spezie dell’Adriatico. Ancora un vino sul tema delle peperonacee: il Sauvignon 2010. Con il filetto di rombo rostito con crema di peperone, patate schiacciate al rosmarino e polvere di capperi. Infine, il dessert richiamava il vino del finale, con mandorle, gelato allo yogurt e ciliegie, cioccolato fondente e lamponi: il Moscato Rosa 2007. Un grande vino rosso vinificato in bianco di origini istriane.

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